F.Benassi - G.Segantini e Risotto ai porcini
Il cibo è spesso anche il soggetto artistico di pittori e quindi perchè non cercare di scoprire la vena artistica che trasmettono, per questo il Calendario del Cibo Italiano ha dedicato la GN al Cibo nell'arte una ricca occasione per poter parlare di due pittori trentini che hanno con la loro arte rappresentato il nostro territorio
Permettetemi quindi un piccolo accenno alle opere di Franco Benassi e Giovanni Segantini, due pittori diversi fra loro ma in entrambi la passione per la pittura si percepisce da ogni pennellata
"Natura morta 1"
Immagine presa da qui
Franco Benassi (Trento n.25-4-1935 m.2-11-2015).
Nasce a Trento, a solo 8 anni nel settembre 1943, durante la seconda Guerra mondiale si salvò miracolosamente dal bombardamento della Portela, dove perse tutta la famiglia, e venne estratto gravemente ferito e in pericolo di vita da un alpino di Gallio a cui poi nel 2013 dedico un quadro che ricordasse quel tragico momento che lo segnò con segni indelebili per tutta la vita.
Studia alla scuola d’arte nell’istituto Artigianelli della città, che lascia un anno prima della fine degli studi si addentra nel mondo del lavoro scegliendo quel mondo, così duro ma solidale come è l’estrazione della roccia dalla montagna o la fonderia, ma non smette mai di pensare alla pittura e ogni momento è e sarà “buono” per mettere in atto la sua fantasia, chiaramente con i materiali disponibili, qualche gessetto, un carboncino, un pennello e sin da quel istante inizia a descrivere un mondo a lui così caro che nonostante i tragici eventi gli hanno strappato, e cosi vie, piazze, rioni, palazzi o vicoli prendono anima e corpo con colori e sfumature tenui ma allo stesso tempo caldi, quasi nella consapevolezza di voler cancellare e rimuovere i periodi più bui dell’intera collettività.
Ed è così che nel 1978 inizia a partecipare ai primi concorsi, a frequentare accademie e le prime mostre, accogliendo da subito numerosi consensi nel mondo dell’arte, questi lo portano in breve tempo a successi e riconoscimenti internazionali finché approda, nel gruppo SINTESI di Milano di cui fece attiva parte. Le sue “personali” sono sempre state un successo in tutta Europa ed alcune delle sue opere sono conservate presso numerosi musei
Numerosi i premi, i riconoscimenti, anche apprezzamenti ricevuti in vita come quello di :
Nei suoi dipinti, la storia del nostro Paese è presente: monumenti, chiese, piazze, scorci di panorami, tutte tavolozze ricche di un ottimo disegno. L'artista Franco Benassi porta avanti i nuovi dettati basati sull'arte vera, la sua conoscenza personale è presente in ogni quadro è nelle particolari esecuzioni, il rispetto della prospettiva, rendendo l'opera, molto bella, dove si rispecchia fedelmente tutta la sua sicurezza. PIER LA ROCHE - Paris (France) 11/11/2000
Di Benassi abbiamo molti quadri che raccontano i paesi, i borghi, tantissimi quadri della sua amate Venezia, qua qui voglio riportare un quadro che rappresenta Torre Vanga rione vissuto da piccolo e che è stato fortemente bombardato e di cui Benassi portava dei segni visibili
"Torre Vanga"
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o la
"Fontana del Nettuno"
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e una delle poche nature morte rappresentate da Franco Benassi (quadro iniziale)
Giovanni Segantini (1958 -1899)
Uno dei maggiori pittori del divisionismo italiano, nasce ad Arco nel 1858. Il suo vero cognome era Segatini, ma fu lui stesso a cambiarlo in Segantini dopo aver preso la nazionalità svizzera. Dalle lettere pubblicate dalla figlia Bianca in "Scritti e Lettere" si percepisce che la questione della nazionalità lo ha tormentato tutta la vita, lui non si sentiva svizzero o milanese, ma sentiva fortemente l'appartenenza al Trentino. L'amore di Segantini per la sua patria e la voglia di ritornare a Trento, a cui pensa ogni giorno si legge nella lettera che scrive a Zippel il 4 agosto del 1891 (pag.194)
Brevissima fu l'infanzia serena trascorsa in Trentino, perchè a causa della morte prematura della madre nel 1864, che lui ricorda essere "bella come un tramonto di primavera", il padre si trasferì a Milano e lo affidò ad una sorellastra, sopportò solitudine e povertà cercando spesso la fuga, fu rinchiuso anche in un riformatorio però nel 1876 arrivato a Milano, dopo un periodo trascorso a Borgo da un fratello, frequentò i corsi serali dell'Accademia di Brera dove ci rimase solo due anni per uscirne disgustato come si legge nella lettera che scrive il 4 agosto del 1891 a Zippel, dove si scusa anche di eventuali errori di scrittura a causa della mancata istruzione
"Ci rimasi pochi mesi perchè capii dell'inutilità dell'insegnamento accademico per coloro che son nati con l'anima eletta dell'artista, ed il danno che tali Accademie recano all'espansione dell'arte vera, creando un maggior numero di pittori che non sono artisti."
In questo periodo dipinse "Il coro della chiesa di san Antonio", che lui dichiara non aveva iniziato per creare un'opera d'arte, ma solo per provare a dipingere.
Capì che mescolando i colori sulla tavolozza non riusciva a dare luminosità, come invece succedeva se li disponeva uno vicino all'altro in modo schietto in modo che fosse l'occhio che li guardava a giusta distanza ad unirli creando così luminosità, verità. (pag.18)
E' l'osservazione della natura, le emozioni che la natura trasmette all'artista che devono essere catturate e tenute vive affinché il pennello le trasferisca sulla tela per poterle raccontare a chi guarderà il quadro, non c'è arte se lascia indifferente l'osservatore
Segantini era fondamentalmente un autodidatta della pittura, scoprì da solo, sopratutto nelle nature morte, la via di un solido realismo, consapevole delle esigenze luministiche e attento alle articolazioni cromatiche aiutato a capirle dai consigli di Grubicy de Dragon che aveva conosciuto nel periodo in cui aveva frequentato l'Accademia.
Nel 1881 abbandonò Milano per trasferirsi nei piccoli centri dell'alta Brianza, qui scoprì la poetica della natura, un amore molto intimistico che possiamo vedere nella "Benedizione delle pecore" e nella luminosa malinconia di
"Ave Maria a trasbordo".
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La ricerca della luce sempre più pura ed intensa lo porta a trasferirsi con la moglie Bice e i quattro figli a Savognino nel Canton svizzero dei Grigioni, dove riuscì a dipingere dei veri capolavori. I suoi soggetti preferiti riguardano la vita agreste, il lavoro nei campi, il pascolo, la tosatura e la filatura.
Altrettanto importanti le nature morte che per lui erano delle profonde esercitazioni nelle quali poteva perfezionare la sua capacità d'osservazione e sopratutto affinare la manualità con il pennello. Qualunque fosse il soggetto che si trattasse di malva, pesci o semplici uova lui sapeva infondere in loro la vita, sembrava di sentirne il profumo o poterne vedere la consistenza.
"Natura morta" olio su tela 1886
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Le sue nature morte sono straordinarie sia nei pannelli decorativi con frutta e fiori, ma anche in quadri che sembrano astratti come "Pesci", "Anatra appesa" e "Funghi" tutti quadri del 1886 ed appartengono alla serie "Gioia del colore"
"Funghi" olio su tela 1886
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Questo cestino di funghi sembra vero come se potessimo prenderli per sentirne il profumo e usarli in cucina per preparare un piatto delizioso. Ottimo il raccolto che esprime gioia e non riesce ad essere contenuto dal piccolo cestino, in alto a destra si nota nota la sigla e la data abbreviata "G.S.86"
La poesia di questo quadro è quasi superiore alla foto dei porcini veri (foto di qualche autunno fa), con cui si può preparare un'ottimo risotto
Risotto ai porcini
Dosi per 4 persone3-4 funghi porcini freschi
350 gr riso Carnaroli
sale e pepe
brodo vegetale
una noce di burro
una piccola cipolla
Prendere i nostri bei porcini e tagliarli a pezzi, non troppo piccoli in cottura calano ed è bello vedere i pezzi di funghi nel risotto, metterli nella pentola con la cipolla tritata, uno spicchio d'aglio,un filo d'olio rosolare delicatamente e far cuocere per alcuni minuti.
Nel frattempo riscaldare il brodo, quando i funghi saranno un po' cotti (non troppo perché cuociono anche con il riso) aggiungere il riso mescolarlo un po' per farlo insaporire ed amalgamare. Aggiungere mezzo bicchiere di vino bianco e farlo sfumare, poi sempre mescolando aggiungere un po' di brodo e continuare a cuocere a fuoco lento. Io cuocio il riso in una pentola ceramica da fuoco, che da un'omogeneità di calore, continuare ad aggiungere il brodo al riso lentamente fino a completa cottura.
A cottura quasi ultimata aggiungere regolare di sale se serve, aggiungere una bella manciata di prezzemolo tritato e una noce di burro per mantecare bene
Far riposare il risotto per un minuto e poi servire e gustare.
Un buon risotto per festeggiare il cibo nell'arte di Segantini.
Moltissimi sono i quadri di Segantini che meriterebbero di essere citati, ma uno ce amo particolarmente per la poesia che sprigiona è
"Il ritorno dal bosco" olio su tela del 1890
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Biografia:
Asta Scheib - Segantini pag.90
Scritti e lettere di G.Segantini
Splendido post, questa volta ho forse più apprezzato quanto hai riportato su Benassi e Segantini della ricetta stessa.
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